Ferrara (qualche ora)
Qualche ora a Ferrara. Un sabato qualunque, forse il più caldo di una primavera che non abbiamo praticamente mai visto (almeno qui a Parigi). In un attimo rivivo l’aria di provincia, fatta di bassi ritmi, caffè all’aperto, momenti distesi, qualità.
Biciclette, molte. Ma é probabilmente la “capitale italiana della bicicletta”, quindi non é stata una sorpresa. D’altronde é il mezzo più comodo per città di provincia.
Ma anche di tanti momenti di relax nel centro storico, parzialmente protetto dai ‘portici’ per ripararsi dalla pioggia, ma anche dal sole estivo.
Ma anche di incontri causali, come la signora Fernanda (OK, nome di fantasia, me l’ha detto, ma non lo ricordo), professoressa d’arte in pensione che ha studiato, dopo la guerra, nella ‘lontana’ Bologna e che ha insegnato arte a molti bambini di Ferrara. L’abbiamo incontrata nell’atrio di casa, impegnata a dipingere una scena di Don Quijote de la Mancha. Bel momento.
Non ero mai stato a Ferrara. Mi avevo sempre detto che é una bella città da visitare. Non ho avuto occasione di vedere il Castello, il Duomo o gli altri musei della città emiliana. Ma sono rimasto positivamente colpito dalla sua accoglienza, dalle sue stradine tranquille e ciotolate., gli archi, i giochi di luce.
Ferrara, un posto che incuriosisce, la città di Sonny Boy, il trovatello raccontato da Lucio Dalla, che si é spaventato, peduto ma che sempre guarda al cielo «per capirne i misteri».